Amalfi, la più antica delle Repubbliche Marinare (con Venezia, Pisa, Genova) contende a Fabriano, in provincia di Ancona, il primato della produzione cartiera in Italia. Già nel dodicesimo e tredicesimo secolo nei documenti ufficiali trovati si parla di carta, anche se non è chiaro se di produzione italiana o estera.
In ogni caso ad Amalfi si sviluppò una vera industria cartiera che nel diciottesimo secolo risultò in 11 cartiere. La maggior parte di queste industrie si trovò nella Valle dei Mulini, una valle molto bella ma piuttosto stretta. Con il passare degli anni le cartiere amalfitane faticavano a tenere il passo dello sviluppo dell’industria moderna. L’apporto dell’acqua non costante, in primavera e nell’estate spesso scarseggiava en nelle altre stagioni le cartiere dovevano affrontare il rischio alluvione. Le vie di comunicazione mancavano e le piccole cartiere non riuscivano ad acquistare attrezzature moderne. Tutte queste ragioni furono la causa del decadimento dell’industria amalfitane e tante cartiere dovettero chiudere. Ma il colpo di grazia fu dato dall’alluvione del 1954, che distrusse la maggior parte delle fabbriche. Alla fine di cartiere ne rimasero soltanto tre. È ovvio che in queste circostanze Amalfi non potesse certo diventare il capoluogo dell’industria della carta, quel ruolo rimase a Fabriano. Ma gli abili artigiani partenopei si specializzarono nella produzione della ‘bambagina’, un tipo di carta molto speciale, prodotto a mano secondo le tecniche antiche. Nicola Milano, dall’età di tredici anni attivo nelle industrie familiari, decise in 1969 di donare gli ultimi edifici alla fondazione ‘Museo della Carta’, una fondazione che intende preservare questo pezzo di storia per le generazioni future.
Nel Museo della Carta, ospitato in una delle cartiere più antiche di Amalfi, trovate un tesoro di informazioni, illustrate da tanti macchinari per la produzione della carta: macchinari tradizionali, restaurati e funzionanti che vi mostrano tutto il processo di fabbricazione della carta.